Cara lettrice e caro lettore,
Ok, qui le cose si fanno serie.
Siamo alla terza uscita, per molte persone il livello terzo appuntamento è una cosa seria, cioè il terzo appuntamento è quello dove ci si comincia a baciare / a fare l’amore in modo tranquillo, non è più uno scherzo eh, perdonate dunque il mio ritardo di qualche giorno sulla promessa bisettimanale, ero alle prese con i grandi preparativi del “terzo appuntamento”: ceretta, scrub, sopracciglia, pippe mentali pesantissime perché le cose sono cresciute molto più di quanto ci aspettassimo, noi che ci eravamo messi su quell’app solo per scopare e invece ci stiamo innamorando, noi che avevamo messo su una rivista letteraria per cazzeggio, per fare gruppo in un mondo per cui siamo secchioni sfigati e oggi pubblichiamo un librone.
E uso l’accrescitivo perché Il pop deve ancora venire è proprio un librone.
È bello, bellissimissimo, proprio bello bello bello.
Ti sento, mia amica storica che leggi, che alzi gli occhi al cielo e ti rompi le scatole per questo mio modo approssimativo di descrivere le cose che cose che mi piacciono senza argomentarle, chiedo scusa se continuo a farlo anche su questi canali.
È che tre anni di lettere classiche mi hanno fatto venire il rigetto della filologia, dell’esegesi testuale, della critica letteraria, dei “temi”, dei PeNsiERi dEll’AutoRE!!1!!
E poi, a scandagliare questo testo ci ha già pensato il direttor Frangioni nella sua postfazione, che trovate alla fine del libro.
Dunque è inutile che vi parli di Anna Chiara Bassan nei termini di una recensione, che non sono mai stata in grado di scrivere. Anzi, passo volentieri il testimone a chiunque abbia voglia di parlarne meglio di me: se sei un ufficio stampa / l’addetto a questo compito in una redazione / un bookblogger / un lettore logorroico / conosci qualcuno che lo è, scrivici! Non vogliamo parlare d’altro per i prossimi anni!
Ma questa newsletter per cui Giulio mi sta assillando da giorni e giorni non può di certo chiudersi qui. Qualcosa, io che mi trovo a essere l’editor ACB (emoji con lo smalto), ve la devo dire, anche solo affinché qualche cineasta che sta leggendo questa mail dal bagno decida un giorno di fare un film tipo Capote su me e ACB.
È per questo che non dirò nulla di ciò che ACB dice ma di ciò che ACB fa, almeno a me.
Il pop deve ancora venire è un libro che capisce e che taglia.
È come se tra le pagine ci fossero dei pezzi di specchio, lì nascosti, che restituiscono un angolo di noi a sorpresa, con forza, a volte proprio a sfregio.
Tu sei lì che credi di leggere dei soliti pasticcioni dei millennials, del loro e del nostro arrancare nel mondo con gli strascichi di infanzia e adolescenza, sei lì che li vedi innocenti, i personaggi di ACB, li vedi con la sindrome dell’impostore, li vedi a fianco a te a scuola, li vedi svegliarsi nel tuo letto, li vedi bere un caffè, prendere la metro, sposarsi, andare dal dentista, li vedi vivere barcollanti e talvolta buffi, nonostante il connaturato disagio che comporta lo stare al mondo.
Li leggi e già li conosci tutti. E quando non li conosci allora vuol dire che parlano di te.
ACB fa anche questo: ti toglie le parole di bocca, riuscendo a verbalizzare alcune pratiche, alcuni sentimenti diffusi, alcune leggi non scritte di cui tutti ci serviamo per stare al mondo ma nessuno sa isolare e raccontare. Quando leggerete Primaverilità capirete, vi lascio l’incipit:
Uno stupro era il mio pensiero più frequente sin da quando l’avevo identificato come quella tra le paure che meritava un’osservazione particolare in virtù della sua accadibilità.
Di certo non mi era possibile dare per scontato una modalità a fronte delle altre. Mi ero fatta un’idea di quali configurazioni potessero essere più plausibili tenendo conto del mio stile di vita e delle mie frequentazioni, ma in fin dei conti, per non saper né leggere né scrivere, avevo continuato a immaginarne molteplici versioni.
E poi ACB fa questa cosa che Magrelli e ogni professoressa d’italiano adorerebbe: manutenzione linguistica.
Imparerete cose nuove grazie a questo libro, è una roba bella questa, è importante!
Io ho imparato parole come urobucco, borborigmo, amenti e non vi dico cos’altro vi aspetta. Quand’è stata l’ultima volta che avete imparato una parola nuova? Quando avete provato l’ultima volta la gioia di imparare? Io erano secoli (e faccio l’università) che non imparavo parole nuove.
Ecco una dimostrazione tratta da Mollificazione:
La salivazione del Dott. Pavan deve dipendere da una ghiandola simile all’uropigio delle papere. Ma se l’uropigio, in quanto tale, è etimologicamente allocato presso la coda (pygé, deretano), la ghiandola del Dott. Pavan è invece accomodata nella mucosa della sua guancia sinistra. All’uropigio il Dott. Pavan oppone pertanto, da oltre sessant’anni, il suo urobucco.
Infine (ma non è la fine per niente, devo solo avviarmi alla conclusione, perché sennò rischio che alla fine di questa newsletter ci arrivi solo mia madre) ACB si è fatta incrocio di un sacco di gente figa: avete ascoltato l’EP dei venetissimi TARE?
Al secolo ci siamo detti:
BITTA: che palle quelle case editrici che spammano i libri come fossero l’album dell’ennesimo rapper di provincia
GIULIO: già, mammamia, che trash
BITTA: ora sganciamo la bomba, fuori ora la bomba, spammate il pezzo etc etc
GIULIO: che merda bro
BITTA: merda vera, che sfigati… sai cosa ci vorrebbe?
GIULIO: sganciare un album insieme al libro!
BITTA: ahahahahahah
GIULIO: ahahhahahaha
ACB: e se fosse un album bello però?
Ed eccoci qui a sentire in loop la chitarra che si arrabbia in PCLOC. Questo è il link, ringraziateci dopo.
Mi avvio davvero alla fine con la sfacciata consapevolezza di non aver detto davvero nulla su questo libro e senza essermi scrollata di dosso la sensazione di inettitudine nel parlarne senza dire semplicemente “è bellissimo”, che poi è la verità.
Un’altra piccola verità che vorrei attaccare qui come un Post-it, di quelli su cui si scrivono le cose da ricordare che poi non si ricordano, è che questo è il nostro primo libro.
Se un giorno la giovinezza che guida e giustifica ogni nostra scelleratezza in questo mondo finirà, divorata dalla vita che ci imporrà stipendi fissi e figli e frustrazioni e disillusioni, questo libro sarà un talismano, oggetto e quindi prova che siamo stati capaci nei nostri primi vent’anni di fare una cosa bellissima.
Se invece resisteremo alla vita, e continueremo ad avere la fortuna di vivere perseguendo scelleratezze felicissime, beh, questo libro sarà stato la promessa mantenuta che il pop doveva ancora venire.
Ringrazio voi che siete arrivati qui e veramente mi commuovo davanti alla fiducia riposta in noi da Anna Chiara Bassan, meritata solo in virtù della gioia che ci abbiamo messo.
Ci vediamo a Firenze il 20 aprile (Libreria Alice), a Roma il 29, il 10 maggio a Napoli (Mamamu Bar) e il 17 maggio a Padova (Zabarella), e non solo…
Benedizioni bellissimissimissimissimissimissime
Benedetta Marinelli
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