Cara lettrice, caro lettore,
Siamo ormai a quel livello di confidenza per cui arrivo in ritardo, scusatemi!
Sono successe tante cose bellissime, e dal momento che sono pressoché certa che nessuno si sia accollato le ventisettemila storie Instagram che abbiamo pubblicato — nonostante il povero Giulio abbia scaricato illegalmente Photoshop e abbia perso infinite lezioni per imparare a usarlo, non solo perché non ha mai usato Photoshop ma soprattutto perché l’unica versione disponibile era in russo — ve le ricapitolo io.
Il tour di Turchese 7 pare che sia stato una figata: un sacco di amici, un sacco di riviste, un sacco di Flixbus e un sacco di gioia da parte mia di aver evitato tutte queste situazioni sociali, tutte le birre, tutti i bacetti, di cui, invece, i nostri Giulio e Tommaso sono ghiotti.
Sapete cosa sono felice di non aver evitato? I pacchetti (amo fare i pacchetti) e il festival “La Grande Invasione”.
A parte arrivare a Ivrea (cioè fondano una città SOPRA Torino e poi dite che il Molise non esiste), Ivrea è bellissima. Gli eporediesi sono bellissimi. La TORTA NOVECENTO è bellissima. La presentazione che abbiamo fatto è stata davvero una delle presentazioni più belle mai fatte non solo a proposito del progetto STC, ma proprio della mia vita. Allego foto della signora Dina, la libraia che ha cresciuto generazioni di eporediesi in quella libreria.
Oltre alla presentazione ho avuto l’onore di tenere un paio di corsi di scrittura creativa e educazione alla lettura (sì, facciamo anche questo, prenotateci quando volete) in una scuola media persa ai piedi delle alpi e un’altro nella biblioteca centrale, aperto a tutti, come il Monopoli, dagli 0 ai 99 anni.
Se fossi una persona ottimista direi che è stata una bella sfida, alacremente portata a casa!
Dato che sono pessimista vi dico che è stato pressoché difficilissimo e per le successive quattro ore ho dovuto dormire tipo coma sul Frecciarossa che mi riportava a Roma.
Quando hai a che fare con i ragazzini, i quali, a differenza di come ce li vogliamo raccontare noi “adulti”, non sono affatto amebe traviate dai social, ti ritrovi davanti un’umanità ancora abbastanza libera da sovrastrutture.
Questo significa una cosa soprattutto: che ti credono.
Mi spiego meglio: quando un adulto parla con un altro adulto c’è sempre un’apologia latente che dobbiamo applicare ai nostri argomenti. Quello che diciamo è, in fondo, sempre la difesa di una posizione, la celeberrima nostra verità. Di default la nostra verità, essendo nostra, non è di tutti, dal momento che tutti gli altri avranno la loro verità.
Perdonate l’assioma banale che però mi serve come alzatore per schiacciare questa informazione: per i ragazzini la verità invece è assoluta.
Più si è piccoli più le cose sono vere e presenti, altrimenti non varrebbe la pena fare capricci infiniti per quisquilie. L’economia sentimentale dei piccoli non conosce risparmio, non nasconde la tristezza in fondi pensionistici, non custodisce la gioia nei libretti postali: sperpera perché tutto ciò che serve è già qui e ora e qui e ora va consumato.
Non si può quindi uscire da una classe senza esserne depauperati.
Infatti Giulio era fresco come una rosa avendo lui circa 0,2 cents di sovrastrutture contro di me che ne sono uscita come Wall Street nel ‘29.
Insomma, disarmata e povera, a un certo punto mi sono arresa e ho offerto quello che di me rimaneva: la verità e nient’altro che la verità. Ha funzionato, pare.
Siamo tornati a casa da Ivrea e non riuscivo a smettere di pensare a questa Verità.
Che è? È tipo l’indovinello del silenzio: c’è ma quando la nomini non c’è più, non esiste ma esiste, è di tutti ma non ce l’ha nessuno, e di questi nessuno meno di tutti ce l’hanno gli scrittori, che lavorano con cose false.
Eppure ci sono dei libri pieni di cose vere!
Ma proprio verissime verità assolute, pieni di cose che sono meglio della realtà e non in senso bovaristico, ma in senso di restituzione della realtà stessa.
Avete presente quando ACB ne Il pop deve ancora venire parla dello stupro e dell’idea dello stupro come possibilità? Quella cosa è VERA, nel senso che racconta una verità di molte se non di tutte.
Per esplorare questo concetto di verità al quale, evidentemente, non riesco a venire a capo da sola, ho chiesto aiuto a Daniel Albizzati, scrittore laureato e insigne direttore editoriale di GOG Edizioni.
Sì avete capito bene, la casa editrice che ha detto ciao ciao all’ISBN e che litiga con tutti al Salone del Libro qui oggi nella nostra newsletter per parlare di un libro BELLISSIMO.
Bellissimo perché vero e vero perché si tratta di un diario vero, arrivato, un giorno, tra le mani di Marina Jarre, allora editor di Einaudi.
In Scusa i mancati giorni a parlare è un ragazzo che conosciamo tutti, Daniele Leandri, fissato con De André e Guccini, indeciso su cosa fare da grande, con problemi in famiglia e un cuore grande. Pensate al vostro amico, quello a volte davvero scemo ma di animo davvero puro, quello che si mette nei guai ma che non farebbe male a una mosca, quello che si sfascia di droga ma si commuove davanti a un gattino: il vostro amico è Daniele Leandri.
La mamma e la sorella ritrovano i suoi diari dopo la sua morte, avvenuta per overdose ad appena 22 anni. La quarta di copertina a un certo punto recita “Daniele abolisce la distanza che separa la letteratura dalla vita, a dimostrazione che alle volte la verità si posa su righe scritte male, in fretta e furia, disinteressatamente, quando a dettarle non è un motivo esterno, ma un’urgenza solo interiore, quella di sentire la propria voce, di parlarsi in uno specchio, di mentirsi, se necessario, per non sentirsi soli. È la forza del diario, di questo diario, dove anche la menzogna partecipa della verità.”
Chiediamo di più a colui che per primo dopo anni di fuori catalogo ha riscoperto questa verità, uomo che io non conosco affatto e al quale non ho mai rubato dei passaggi in motorino e che per nessuna ragione inviterei in Molise.
Daniel, accomodati pure sul nostro divano come se questa domanda non ti arrivasse per e-mail. Come stai? C’è una domanda che vuoi farti?
Ciao a tutti, vi ringrazio per questa intervista. Io sto bene grazie, spero anche voi. Per quanto riguarda la domanda sì, c’è, e me la sono fatta questa mattina sul motorino mentre venivo in ufficio, ma non sono ancora riuscito a elaborare una risposta convincente. La domanda è la seguente: Se l’universo è infinito, ma allo stesso tempo è in continua espansione, come definiamo quel piano di vuoto su cui continua a espandersi come una macchia l’infinità dell’universo? È sempre universo? Forse invece è qualcosa su cui l’universo si espande, ma se così fosse significherebbe che c’è qualcosa di più infinito dell’infinito che aspetta di essere riempito…
Bene, il catalogo di GOG è pieno di chicche, alcune davvero pazzesche, dalle storie editoriali molto particolari! Qual è quella che racconteresti ai tuoi nipoti, seduto sulla poltrona ortopedica, nella giornata di Natale del 2070?
La storia editoriale più divertente e particolare è stata sicuramente Instadrama. Un libro che ci è arrivato in redazione in un plico anonimo, con un titolo che non poteva passare inosservato: Lo scrittore fallito che rapì il figlio dei Ferragnez. Abbiamo cercato di metterci in contatto con l’autore, il misterioso e antipaticissimo C. Palis, un uomo orribile dalle fattezze ancora ignote. Il libro racconta una storia semplicissima, ma molto divertente, che consiglio a tutti di leggere per farsi un’idea chiara (FERRAGNI) della piega che sta prendendo il nostro tempo.
Sappiamo (e un po’ ci lasciamo ispirare dal fatto) che GOG non è particolarmente obbediente alle leggi del mercato, dunque quali sono i criteri razionali e/o sentimentali che ti fanno dire “ok questo libro è quello giusto”?
Siamo dell’idea che un libro debba essere scritto da chi, in qualche modo, si “affida” a quello che sta scrivendo, e poi quello che succede succede. Non parlerei di necessità, ma di onestà. I libri che vogliamo sono quelli che veicolano qualcosa di vero, anche se stilisticamente imperfetto. Ma faccio io una domanda a te: può la verità esprimersi in modo imperfetto?
Ehi Ehi Ehi Daniel, qui sono io che faccio le domande, lascio questo interrogativo ai lettori e ti chiedo: dove sei andato a ripescare Scusa i Mancati Giorni?
Se non ricordo male l’ho trovato in una bancarella. Andare in cerca di libri dimenticati è un po’ come fare l’archeologo: si cerca, si scava, e prima o poi si trova qualcosa di bello.
Ti capita di desiderare qualcosa per i libri che scegli? Di augurargli un posto, una persona… se sì, cosa auguri a SIMG?
Ricordo di un’intervista che fece un giornalista a un madre senza speranza che era arrivata a denunciare il figlio tossico, un ragazzo con una dipendenza da eroina che aveva cominciato a minacciarla. Una storia molto triste. Forse SIMG potrebbe essere un sostegno per lei, e in qualche modo un monito per lui.
DAN, tu oltre che bellissimo sei anche uno scrittorone, l’autrice di questa NL ha già detto molto su Il naufragio, il tuo secondo romanzo uscito nel 2021 per Fazi, e anche lì c’è un diario e un rapporto osmotico tra scrittura e lettura. C’è una verità a cui ti rifai quando scrivi? La cerchi?
Grazie cara ragazza che fai pubblicità al mio libro, una marchetta che apprezzo e che mi fa capire di essere un uomo potente, oltre che bello e simpatico. Sono perfetto, non ho difetti, neanche uno (dice accarezzandosi il liscio cranio N.d.A.). Comunque sì, paragone azzeccato: Il naufragio è molto simile al diario di Daniele, con l’unica differenza che Scusa i mancati giorni è composto dai veri quaderni che l’autore scrisse quando era in vita. Quando ho letto il diario di Leandri non ho potuto fare altro che pensare al povero Vadim, solo su un’isola deserta piena di plastica con la sola compagnia di centinaia di libri. La verità, qualunque cosa significhi, è la prima cosa che spinge qualcuno a scrivere. Bisogna però mantenersi sulla frequenza della “verità sincera”, perché se ci si fa deviare da ciò che “potrebbe funzionare meglio” si rischia solo di fare danni.
Se siete arrivati fin qui vi ringrazio e vi prometto che la prossima NL arriverà puntuale.
Benedizioni bugiarde,
Benedetta Marinelli
Hai letto QBNL! Una newsletter del SuperTrampsClub che vi sconsiglia di farvi di eroina!